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Il DOSSIER NOIPISA 2014 dell’Osservatorio Sociale della Provincia di Pisa riporta dati relativi all’incremento della popolazione straniera residente in provincia di Pisa

In base al Rapporto sulla situazione sociale nella Provincia di Pisa, nella realtà provinciale pisana, l’immigrazione è cresciuta con tassi di incremento notevoli, specialmente in Valdarno.

I dati relativi alla presenza di extracomunitari sul territorio italiano mostrano un fenomeno in costante crescita a livello locale e nazionale. Tale fenomeno va osservato con quello parallelo del calo demografico e dell’aumento degli italiani in età pensionabile con una carenza di manodopera in certi settori professionali che farebbe aumentare il numero di lavoratori regolari immigrati in Italia.

Se dal confronto tra il Censimento della popolazione 2001 e quello 2011 la popolazione straniera residente in provincia di Pisa era quasi triplicata, passando da 11.031 a 31.998 (+190%), nel 2012 la situazione conferma la costante crescita: al 31 dicembre 2012 si contano 34.985 stranieri residenti (incremento 2011-2012 di +8,7%).

Nel 2012 ci sono 8,5 stranieri ogni 100 residenti.

Per il complesso della popolazione residente in provincia di Pisa dal 2011 al 2012 il saldo naturale è negativo (-1124), mentre per gli stranieri residenti il saldo naturale è positivo, +578.

Da rilevare che al 31 dicembre 2012, su un totale provinciale di 6.107 iscritti alle anagrafi, ci sono state 385 cancellazioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana.

A sottolineare il progressivo radicamento degli stranieri nel territorio si contano 636 nascite di bambini da stranieri residenti nei comuni della provincia (il 17,3% di tutti i nati del 2012).

La presenza femminile è maggiore rispetto a quella maschile in quasi la totalità delle aree socio – sanitarie della provincia: si registra il 52,3% di straniere e il 47,7% di maschi. Rispetto all’anagrafica, si nota come la popolazione straniera residente sia giovane: il 77,5% si colloca nella fascia di età attiva (15-64 anni), mentre il 18,7% ha un’età inferiore ai 15 anni. Solo il 3,8% ha più di 64 anni.

Il dato ha ricadute considerevoli sulle varie dimensioni dell’integrazione. Ci sono 11,6 minori stranieri ogni 100 minorenni residenti.

Nel contesto regionale l’incidenza più alta di stranieri sulla popolazione residente continua a registrarsi a Prato (14,7%), mentre la posizione di Pisa si colloca in una fascia intermedia: ci sono 8,5 stranieri ogni 100 residenti, al di sotto della media regionale, ma con un tasso di crescita piuttosto alto rispetto alle altre province toscane (8,7%).

Un dato di genere: le donne costituiscono più della metà della popolazione straniera nella maggioranza dei comuni (in tutte le aree socio sanitarie tranne nel Valdarno Inferiore, in cui i maschi sono il 52,7% degli stranieri).

Gli stranieri che vivono in Italia e sono in possesso del Permesso di soggiorno da almeno cinque anni possono richiedere il Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, conosciuto anche come Carta di soggiorno di lungo periodo.
Per ottenere il rilascio del Permesso è necessario, tra vari requisiti, dimostrare di conoscere la lingua italiana.
Per questo motivo, insieme alla richiesta del Permesso, bisogna presentare una certificazione di conoscenza della lingua italiana a livello A2. Questo è un grado di conoscenza che rientra nel Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCRE) approvato dal Consiglio d’Europa.
Concretamente, il cittadino straniero deve dimostrare di avere un livello di conoscenza della lingua italiana sufficiente per comprendere e usare frasi di uso comune.

Purtroppo non è prevista la frequenza di un corso di lingua italiana per un minimo di ore di lezione.

In sostanza non viene promossa la partecipazione degli stranieri alla formazione linguistica e, di conseguenza, a qualsiasi tipo di formazione (anche professionale) che implichi l’uso della lingua italiana.

In realtà i test riconosciuti dal Ministero come validi per la richiesta del Permesso di soggiorno (CILS, CELI, PLIDA e CertIT) presentano alcune difficoltà che ostacolano il superamento del test da parte di persone che hanno imparato la lingua nella strada e sanno comprendere frasi di uso comune, cioè persone che non hanno mai frequentato almeno un corso di preparazione per il superamento del test:

  1. il livello A2 è un livello basico ma la comprensione delle istruzioni per poter eseguire il test è abbastanza complessa (scrivere le risposte sul “Foglio delle Risposte”, organizzato in blocchi di risposte rettangolari e non lineari);

  2. Rispondere indicando cosa, da una lista di frasi o da un testo, non viene detto, cosa che crea problemi di comprensione di natura concettuale;

  3. Diversamente da quanto succede per l’esame della patente di guida, non è possibile sostenere l’esame per gli analfabeti vista la presenza di prove scritte;

  4. Alcuni esami comprendono la lettura di testi molto lunghi, cosa che esce dalla capacità di comprendere ed usare frasi di uso comune.

Non è quindi un caso né un dato irrilevante che gli stranieri si impieghino principalmente in lavori di natura autonoma e con un tasso di professionalità basico.
Dal 2010 ad oggi, a fronte di un calo del numero di imprese attive sul territorio, c’è stato un aumento delle imprese femminili e gestite da extracomunitari.

Il totale delle imprese attive in provincia di Pisa è 37.950 a fine 2012, valore in calo rispetto al 2011 (38.100); a fine 2010 erano 37.750. L’incidenza delle imprese manifatturiere sul totale si è ridotta da 12,7% (2010) a 12,1% (2012), l’incidenza delle imprese agricole da 10,1 a 9,8%, l’incidenza delle imprese di costruzioni da 17,6% a 17,1% (qui il calo è relativo al 2012).

All’interno dei servizi, l’aumento dell’incidenza in due anni interessa quasi tutti i comparti, compresi commercio (da 27,9 a 28,4%) e turismo (servizi di alloggio e ristorazione, da 6,3 a 6,7%). Per le imprese manifatturiere, agricole e delle costruzioni si registra un calo nei valori assoluti.

Da fine 2010 a fine 2012 le imprese femminili registrate sono cresciute da circa 8.470 a 10.070, con un aumento deciso nel 2011 (10.030) e modesto nel 2012.

Le persone extracomunitarie con cariche in impresa sono salite da circa 4.300 (fine 2010) a 5.000 (fine 2012). Il 38% delle aziende gestite da extracomunitari riguarda aziende del commercio al dettaglio (escluse le aziende di autovetture e motocicli), seguono lavori di costruzione specializzati e costruzioni di edifici.

Il dato che quindi sembra emergere è che gli stranieri in Italia lavorano principalmente in imprese proprie. Non abbiamo potuto recuperare l’informazione specifica ma sembrerebbe che si tratti spesso di attività che si svolgono con clienti stranieri e dove quindi non è necessario che tutti parlino italiano ad un buon livello.

La richiesta da parte delle autorità preposte del possesso di una Certificazione riconosciuta per la carta di soggiorno non riesce da sola ad affrontare il problema dell’integrazione degli immigrati. Una formazione linguistica gratuita e di qualità dovrebbe essere fornita per facilitare l’accesso degli immigrati ai servizi e al mondo del lavoro ma non può da sola risolvere tutti i problemi legati alla comunicazione tra culture spesso molto diverse.
Gli interventi formativi che interessano il livello linguistico della comunicazione dovrebbero coinvolgere un vasto orizzonte di obiettivi volti a ridurre il disagio e favorire i processi di socializzazione a livello territoriale. Nella provincia pisana questi interventi, sebbene diffusi, non sono tuttavia in grado di rispondere alle esigenze di una popolazione di immigrati in costante crescita. Il corso di italiano si coniuga con una molteplicità di interventi progettuali, sostenuti e promossi anche dalle associazioni del terzo settore, mediante i quali si sperimentano forme anche innovative di attività sul piano metodologico e contenutistico.
L’esigenza di una qualifica professionale degli immigrati diventa sempre più forte come quella di assicurare loro un primo livello di formazione linguistica gratuita e qualificata.

La presenza di immigrati adulti non competenti in italiano ha determinato nell’ultimo decennio una serie di iniziative, attivate dai C T P per l’educazione degli adulti e dalle associazioni di volontariato

La necessità di una formazione qualificata durante tutto l’arco della vita per l’inserimento ed il reinserimento dei lavoratori nel mondo del lavoro, nel caso degli immigrati dovrebbe comprendere una acquisizione della lingua italiana, che prepari l’immigrato all’inserimento in un mondo del lavoro sempre più esigente.

Per l’inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro non è sufficiente dimostrare di conoscere la lingua a livello A2 ma sono necessari interventi formativi professionalizzanti che includano anche una formazione linguistica basica ma accurata e tale da permettere un effettivo accesso al mondo del lavoro.

Dati raccolti da:

Movimprese – Infocamere e dalla Camera di Commercio di Pisa

NoiPisa 2014

09/12/2014

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